Il greenwashing rappresenta una strategia di marketing volta a mostrare ai consumatori un finto interesse per la sostenibilità ambientale e il tutto solo per aumentare il proprio fatturato o per migliorare l’immagine imprenditoriale. Le caratteristiche di tale pratica comunicativa però non terminano qui.
Il termine “greenwashing” in genere viene tradotto con “ecologismo di immagine/di facciata” e si tratta di una strategia di marketing che alcune aziende utilizzano. Lo scopo però non è positivo, anche perché con tale piano strategico si mira a realizzare una visione ottimale dell’impresa, sfruttando la tematica del rispetto ambientale. Per comprendere meglio, tutto ciò implica quindi il fatto che alcune aziende facciano credere agli utenti di mettere in atto operazioni volte a proteggere l’ambiente, o di avere un elevato interesse a riguardo, quando in realtà non è così.
Il fine di tali strategie è quello di allontanare l’opinione dei potenziali clienti proprio dal fatto che in realtà le imprese in oggetto svolgano azioni che non rispettano minimamente la natura. Per esempio, se un’azienda usa il greenwashing e sottolinea la sua campagna contro l’uso delle bottiglie di plastica o sostiene che quelle che produce siano volte proprio a limitare l’utilizzo del materiale inquinante, in realtà una comunicazione del genere può essere ingannevole e potrebbe essere attuata solo per nascondere i reali sprechi che l’impresa svolge.
Tale tecnica, appartenente quindi al mondo del marketing, già era utilizzata negli anni ’70, ma si è diffusa in misura maggiore soprattutto negli anni ’90. In più, proprio negli ultimi anni, sembrerebbe esserci stato un vero e proprio boom. La pratica in questione ovviamente può essere punita a norma di legge.
Si è detto che la pratica di marketing in questione consiste quindi nel far credere ai consumatori che le imprese seguano strategie sostenibili, quando non è affatto così. Tutto ciò viene ideato al fine di attirare l’attenzione dei potenziali clienti interessati al tema della sostenibilità.
La categoria in questione infatti comprende un numero elevato di persone ed è per questo che le aziende desiderano catturare il loro interesse.
Per quanto riguarda invece le metodologie con cui è possibile mettere in atto il greenwashing, queste possono riguardare diverse soluzioni. Si può usare ad esempio un linguaggio di comunicazione differente. Per esempio si può optare per uno gergale, per mostrarsi più vicini al cliente e stabilire con i consumatori una certa confidenza.
In alternativa si può adoperare un linguaggio molto tecnico e/o scientifico, per mostrare di possedere una certa proprietà di linguaggio che può essere la stessa di quella usata per affrontare le tematiche ambientali e climatiche.
Anche le immagini giocano un ruolo fondamentale, soprattutto quelle in cui compare in misura maggiore il verde, o in cui sono presenti soggetti naturali. Questi elementi di sicuro faranno credere al potenziale cliente che l’azienda sia appunto interessata all’ambiente.
In più le imprese possono dichiarare di sostenere prodotti a basso impatto ambientale o possono sottolineare di produrre solo ed esclusivamente seguendo strategie eco-friendly.
Rientrano nel cosiddetto “ecologismo di facciata” anche molti slogan basati proprio sul rispetto ambientale. Si ricorda però che nel greenwashing tutto ciò che viene dichiarato in realtà non corrisponde a sforzi reali.
In più altro modo per mettere in pratica questa strategia di marketing ingannevole è il fatto di realizzare gadget da regalare o vendere, che abbiano lo scopo di evidenziare che l’azienda sia interessata alla sostenibilità.
Si ribadisce che strategie del genere sono vietate, se il fine è quello di nascondere delle pratiche non conformi alla legalità o a una reale ecosostenibilità. Qualora invece l’azienda sia realmente eco-friendly, non solo ciò potrà accrescere nei suoi confronti l’interesse dei consumatori, ma anche apportare un miglioramento alla reputazione dell’impresa.